ADESSO, COME MAI, C’È IN BALLO IL FUTURO!
Paganese-Catania, minuto 41: Plasmati, la porta e un destino che può cambiare. Di mezzo, però, c’è il palo. Una beffa dal sapore di condanna: il Catania è virtualmente ai play-out per giocarsi la permanenza in Lega Pro. Si sente ancora l’impatto della sfera che va a intaccare il legno di una porta completamente sguarnita. Il “Goooool!” strozzato in gola perché quel maledetto pallone non è riuscito ad insaccarsi nei sette metri e passa di porta. E adesso, quel gol che non è stato, può avere un peso enorme sul futuro del Catania.
Inutile nascondersi dietro un dito: il club di Via Magenta non naviga affatto in buone acque. Due retrocessioni di fila, dalla Serie A alla Lega Pro, hanno completamente distrutto una delle più rosee realtà del calcio italiano. Sì, perché il Catania aveva creato un mondo attorno a sé. Un cammino in ascesa, di anno in anno, conquistando quegli scudetti chiamati salvezza che permettevano un’esistenza fiorente del club nel campionato italiano di maggior spicco. Le casse sorridevano, soprattutto grazie a Torre del Grifo, centro sportivo che avrebbe fatturato milioni di euro in modo da permettere un mantenimento costante, non solo alla società, bensì di tutto il territorio. Il Calcio Catania aveva infatti occupato non pochi posti di lavoro, sviluppando inoltre una catena di merchandising con un ampio raggio di autonomia. Il nome della città girava per tutta l’Italia proprio grazie soprattutto alla squadra rossazzurra, ottenendo una visibilità che muoveva persino l’economia locale.
Purtroppo tutto questo adesso non c’è più. Si era già parlato di quale fosse stato il danno d’immagine, ma soprattutto quello economico che avrebbe subito una squadra neo-retrocessa in Serie B dopo le vicende de “I treni del gol”. Da qui l’enorme esigenza di vendere la società per ripartire con nuove disponibilità e soldi freschi, così anche con un nuovo progetto, perché tutti sanno come gli scandali giudiziari che hanno colpito l’attuale proprietario del Catania, inevitabilmente si siano riversati pure sul club etneo. Condicio sine qua non per la tanto agognata cessione, però, è sicuramente la salvezza. Si tratta di un passaggio necessario, perché una piazza come quella di Catania, attorniata da tifosi calorosi e sempre presenti, con un centro sportivo da far invidia ai top club europei, in realtà è impossibile che non possa avere acquirenti. Ebbene sono tutti rimasti alla porta, ben consapevoli della situazione economica (certamente difficile) del club, attendendo quali fossero i risultati ottenuti sul campo. In questa situazione non vi è stata nemmeno la “collaborazione” del bilancio d’esercizio relativo alla stagione scorsa, dal quale è risultato il passivo patrimoniale di un club che, in base a quei dati, si trovava ancora in cadetteria. Il presente, invece, vede il Catania in Lega Pro e, così come tutte le altre società militanti in questo campionato, vale cifra zero, o quasi.
D’altronde è stato ripetuto in lungo e in largo e, implicitamente, persino dalla stessa dirigenza che fosse fondamentale mantenere la categoria per poter vendere la squadra in modo da assicurarne l’esistenza. Dunque che genere di valutazione potrebbe avere una squadra retrocessa in Serie D, oltre tutto piena di debiti e con un cappio al collo come quello imponente di Torre del Grifo? Facile: non gli si potrebbe attribuire alcun valore perché il Catania, dopo aver lasciato addirittura il calcio professionistico, finirebbe con lo scomparire una volta per tutte. Nessun imprenditore, neppure il più scellerato, potrebbe puntare ad acquisire una compagine societaria che non frutterebbe nulla, anzi richiederebbe ingenti investimenti per risalire la china e per ricostruire qualcosa che ormai si sarebbe sgretolato in mille pezzi. Impossibile da fare, insomma.
Adesso l’unica speranza che rimane è che i giocatori di questa squadra – con evidenti problemi di spogliatoio – si guardino una volta per tutte negli occhi e trovino le motivazioni giuste per salvare l’Elefante. Proprio le stesse che né allenatori né dirigenza sono riusciti ad infonderli in questi ultimi anni. Il Catania rischia di scrivere una pagina del calcio che ha dell’incredibile: tre retrocessioni di fila in tre stagioni costituirebbero un record storico negativo. Adesso c’è in ballo la storia di una squadra di calcio che ha rappresentato per quasi settant’anni una città intera, vero e proprio mezzo d’integrazione tra cittadini che sentono di proprietà tutto ciò che ha portato loro emozioni indimenticabili. Ne va di mezzo l’esistenza di una passione che sta nelle viscere di ogni catanese. Il momento della verità è arrivato: garantire l’esistenza del Catania è la cosa, al momento, più importante!
Federico Fasone