UN FINALE AMARO, MA CON UNA GRANDE CRESCITA: IL 2017 ROSSAZZURRO

Un anno. Un anno di passioni, di paure, di voglia di riscatto. Un anno per allontanarsi dal rischio del fallimento. È sempre bene ricordarlo: 365 giorni fa il Catania non si trovava nelle stesse condizioni in cui è ora. I pensieri dei dirigenti del club rossazzurri, all’epoca, erano spesso inquinati da faccende extra-calcistiche. Con una situazione economica che era ben lontana dall’essere florida, oltre 15 milioni di euro di debito gravavano come una spada di Damocle sulla società di via Magenta.

Dall’altro lato la situazione sportiva non aiutava: la partenza a -7 , avvenuta in gran parte per la penalizzazione di 6 punti per il “caso Castro”, ha fin dall’inizio spinto i rossazzurri all’ennesima rincorsa. Dopo una serie di buoni risultati, però, la squadra allenata da Pino Rigoli è riuscita a superare le difficoltà fino a raggiungere, al primo giro di boa, il nono posto con un pareggio in casa contro la Fidelis Andria.

A quel punto, nel mercato di gennaio, sia la tifoseria che la dirigenza sperava di poter fare un salto di qualità attraverso alcuni innesti: per questo, il 31 gennaio 2017, il club di via Magenta rese ufficiale l’acquisto del bomber tanto agognato dalla piazza, Demiro Pozzebon. In un Catania-Messina disputatosi al “Massimino” nell’ottava giornata, la punta che allora militava tra le fila giallorosse, aveva sorpreso tutti con una grande prestazione, attirando le attenzioni del direttore Lo Monaco.

Per aiutarlo nell’arduo compito di risollevare un attacco fino a quel momento sterile, venne acquistata dal Catanzaro una punta di movimento come Diogo Tavares. La difesa, invece, vide il ritorno di Marchese e l’acquisto di Baldanzeddu per la fascia destra. A centrocampo si aspettò, invano, l’arrivo di Lodi, dato che, la rescissione con l’Udinese sarebbe poi avvenuta a mercato finito il 17 febbraio 2017.

Nel frattempo, la società stava combattendo la sua battaglia in tribunale per ridurre, almeno in parte, i punti di penalizzazione comminati a causa del cosidetto “caso Castro”.
Finì in un nulla di fatto,: la penalizzazione rimase, anche se l’accordo con gli argentini raggiunto già in estate restò valido e il Catania continuò ad onorarlo fino in fondo.

La squadra però, andava ancora a singhiozzi e, specialmente fuori casa, non riusciva a portare punti: decisiva per il proseguo della stagione fu Akragas-Catania del febbraio di quest’anno, partita in cui, dopo il vantaggio di Mazzarani, gli etnei furono recuperati e superati per 2-1.

Fuori Rigoli dentro Petrone, ma la musica non cambia più di tanto: i rossazzuri non riescono ad avere continuità di risultati. Lo stesso allenatore campano, dopo sole 3 partite, l’8 marzo 2017, rassegna le dimissioni. Complice della decision è la sconfitta contro il Melfi ultima in classifica, avvenuta qualche giorno prima al “Massimino”.

Al suo posto subentra Giovanni Pulvirenti, uomo di fiducia della società, già allenatore della Berretti. La situazione dentro e fuori dal campo rimane calda: tra le critiche infuocate, le proteste, si rischia pure di non raggiungere l’obbiettivo play-off. Obbiettivo che, tuttavia, viene acciuffato in extremis grazie al Matera, arrivato in finale di Coppa Italia di Lega Pro, ma comunque in posizione utile per giocare gli spareggi.

I pugliesi permettono così anche al Catania, che si trovava all’undicesimo posto, di giocarsi le sue chances di promozione. Il sogno, tuttavia, durò molto poco e alla prima uscita le vespe stabiesi, più vogliose ed agguerrite, spensero sul nascere le pretese della squadra dell’Elefante.

Lontano dal rettangolo di gioco, però, qualche mese prima, ad aprile, era stata la società di via Magenta a vincere la battaglia più importante: a far tremare la piazza etnea, infatti, vi era il “caso Rinaudo”, che rischiava seriamente di compromettere la partecipazione del Catania al campionato successivo. Fortunatamente, anche in questo caso, il direttore Lo Monaco trovò un accordo con lo Sporting Lisbona per scongiurare questa eventualità.

Finito il campionato, per l’iscrizione a quello successivo, Pulvirenti è comunque costretto a sborsare ulteriori 2 milioni di euro. L’estate in arrivo era quella del rilancio e lo si notò da subito. Nel mercato estivo una vera e propria rivoluzione: dopo il formale ingaggio di Lodi, arrivarono Ramzi Aya, Luka Bogdan, Mirko Esposito, Luca Tedeschi, Daniel Semenzato, Edoardo Blondett, Cristian Caccetta, Devis Curiale, Francesco Ripa e Josè Correia. Tornano dai prestiti giocatori che faranno parte del futuro Catania come Rossetti e Lovric.

Lo Monaco in estate compie il vero miracolo e aggiunge altri tasselli importanti all’opera di risanamento debiti iniziata durante la stagione precedente: le cessioni di giocatori con stipendi elevati per la categoria permisero, infatti, di abbassare il monte ingaggi ed allo stesso tempo venne allestita una squadra pronta a lottare per la Serie B.

Tutto sembra ripartire da dove, qualche anno prima, aveva lasciato il dirigente di Torre Annunziata: il 12 settembre 2017, dopo lo scoppio dello scandalo dell’inchiesta “I Treni del gol”, è tornato a parlare anche il patron rossazzurro Pulvirenti.

Il Catania, eccezion fatta per qualche intoppo, viaggiava spedito e raggiunse le zone alte della classifica: dopo il pareggio alla prima giornata contro il Fondi e la sconfitta a Caserta, i rossazzurri demolirono la corazzata Lecce, vincendo con un sonoro 3-0 al “Massimino”.

Da lì in poi, sia fuori che dentro casa, solo vittorie: eccezion fatta per le debacles contro Sicula Leonzio, Reggina e Trapani e il pareggio col Matera. In questo modo, il Catania vola al secondo posto.

Ieri, al “Massimino”, contro la Casertana, è andata in scena, però, la sconfitta forse più grave, soprattutto per il morale. Quella subita nel penultimo giorno del 2017 ha segnato, infatti, l’ennesima occasione sfumata di acciuffare il Lecce, primo in classifica. E si rimane così ad un passo dal sogno, ad ancora quattro punti dalla vetta.

Dai debiti, dalle penalità, dalle proteste e dalle critiche al ritorno alla vittoria ed alla possibilità di riprendersi in mano il proprio destino. È accaduto tutto questo in 365 giorni.

È un’araba fenice che non cessa mai di sorprendere quella etnea, sconfitta molte e molte volte, ma sempre in piedi e pronta per tornare a lottare. Si badi bene, a lottare.

Sangue, sudore e ancora tanta fatica davanti alla proboscide. Con l’obbiettivo in vista però, perché il peggio, adesso lo si può dire, è passato e nel futuro rossazzurro non possono e non devono esserci altri scivoloni.

Simone Caffi

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