SENTENZA ARBOTTI, PARLA ABODI: “È GIUSTO CHE IL CATANIA PAGHI”
A pochi giorni dalla sentenza Arbotti, che ha decretato l’estraneità di Fernando Arbotti rispetto ai contatti citati nelle telefonate intercettate, sul caso si pronuncia anche Andrea Abodi, presidente della Lega Serie B.
Arbotti è un procuratore sportivo che, nella sua carriera, ha gestito i cartellini di vari giocatori di Serie B e Lega Pro. Tale posizione gli ha permesso di avere un ampio ventaglio di conoscenze da poter utilizzare per dirottare le partite nella direzione desiderata. Questo è il motivo per cui Pulvirenti & Co. hanno tentato di servirsene come “mediatore” per le combine delle partite della scorsa stagione e il suo nome è stato più volte al centro delle intercettazioni dell’inchiesta “I treni del gol”.
Il dirigente di Lega, Abodi, tramite il suo profilo Twitter, esorta a “leggere bene le carte” e calca la mano su quanto previsto dalla legge: “Il tentativo di comprare le partite prevede retrocessione e punti di penalizzazione […] se è il presidente di una squadra a commettere l’illecito, subentra la responsabilità diretta della società”.
Insomma, Abodi ha stroncato sul nascere qualsiasi possibile forma di rivendicazione da parte del Calcio Catania, per una giustizia non proprio esatta che, da un lato riconosce l’inesistenza dei contatti del “mediatore” Arbotti con i giocatori e, dall’altro condanna pesantemente il Catania per illeciti mai dimostrati in via giudiziale (anche se la confessione di Pulvirenti fa piena prova).
Eppure l’ordinamento giuridico italiano, penale o sportivo che sia, dovrebbe tenere in considerazione la controparte di un qualsiasi rapporto, lecito o illecito. Quando il presidente Abodi afferma che il solo tentativo vale per poter incriminare una società e sancirne una punizione, enuncia un principio del sistema della giustizia sportiva che, però, può essere facilmente messo in discussione. Se, infatti, si fosse verificato un tentativo lontano dalle intercettazioni telefoniche e senza alcuna controparte coinvolta, si sarebbe punita ugualmente la società in maniera così pesante? Tentativo che, a quel punto, avrebbe potuto non essere idoneo a commettere il fatto di reato. Questo interrogativo andrebbe posto allo stesso Abodi. Solo allora, Catania e il Catania accetterebbero un verdetto lanciato frettolosamente su un social che, per quanto “conforme a giustizia”, continuerebbe a far discutere.
Giuseppe Mirabella