TI RICORDO ANCORA – CI VUOLE UN PO’ DI FANTASIA
Sinistro fatato, piede delicato, sono rimasto irrimediabilmente incantato. Ero ancora piccolo quando lo vedevo in campo, peraltro giocavo anch’io a pallone col mancino, quindi quasi quasi lo reputavo il mio mentore per le partitelle che facevo coi miei amichetti. Passo felpato, avversario costantemente scartato: poteva essere un trucco di magia oppure un dipinto ad acquerello, il fatto è che io restavo sempre estasiato da quelle giocate lì.
Quell’anno non poteva essere altrimenti, se c’era da inventare o strafare bisognava passare per forza la palla a Robertino Fantasia. Numero dieci sulle spalle, tocco estremamente vellutato, mentre lui era semplicemente pieno d’immaginazione. Mi faceva sognare come tutti quei campioni che adoriamo fin da quando siamo bambini, sperando di poter essere esaltati un giorno esattamente come loro dalla gente che li guarda. Giocatori così fanno bene agli occhi, riescono ad esprimere emozioni con un pallone in mezzo alle gambe, ti fanno divertire da matti dopo aver pregustato quegli attimi di spasmodica attesa prima che vengano chiamati in causa da uno dei compagni. Quando si doveva rifinire l’azione e regalare pathos, allora lo poteva fare benissimo De Zerbi.
Che esordio al “Massimino” con quella punizione magistrale. Brescia fulminato da un disegno netto e disarmante, un bacio alla traversa e palla inevitabilmente dentro la porta. Roby era così, sapeva come sorprenderti. A gennaio un’altra meraviglia sempre su calcio piazzato, di cui ne fu vittima il Piacenza. Due punizioni praticamente identiche: la prima finita sul palo e poi carambolata in rete da Del Core; la seconda che invece s’insaccò direttamente, senza che qualcuno potesse fare qualcosa per impedirlo. Dopodiché una corsa liberatoria nel tripudio generale, con tutta la squadra che gli precipitò addosso per la gioia.
La classe non è acqua e lui la rendeva persino vino pregiato, credetemi. Gol a Cremona da vero artista: scavetto di Mascara per servirlo e dolcissimo tocco sotto a superare il portiere. Una scena da vedere e rivedere, talmente bella che era impossibile stancarsi nel farlo. A volte le sue trovate erano così improvvise che gli occhi potevano finire per lacrimare dalla commozione. O forse era colpa di quei dannati lacrimogeni per i tafferugli accaduti durante la partita casalinga contro il Cesena. Qualcosa non andava fuori dallo campo, che poi fu pure squalificato, ma nel frattempo c’era De Zerbi ad incantare la platea infiltrandosi in area di rigore e piazzando la palla sul secondo palo.
Gioie che ci facevano dimenticare dolori, ma che a volte ci donavano soltanto illusioni. Come capitò a Torino, nello scontro diretto coi granata, quello che di fatto ci condannò a non mollare un centimetro fino alla fine della stagione. Rossazzurri in vantaggio grazie ad un filtrante di Robertino che Spinesi non riuscì nemmeno a sfiorare. Estremo difensore che però fu stordito da quel movimento e che si fece impastocchiare malamente.
Poi ancora quell’ultimo gol in casa contro il Pescara. Lancio da far capovolgere gli occhi da parte di Mascara, stop di destro e carezza sotto al pallone per fregare il portiere in uscita. Ultima perla di De Zerbi in rossazzurro, che addirittura saltò l’ultima giornata in quel pomeriggio indimenticabile contro l’Albinoleffe. L’undici della storia a cui non prese parte, in quella foto ancora affissa nei sotterranei dello stadio, ma nella quale avrebbe avuto tutto il diritto di apparire.
E così finì quell’avventura così breve, eppure talmente intensa fra De Zerbi e il Catania. Un litigio con mister Marino e via con l’aereo, destinazione Napoli. La sua cessione fu un fulmine a ciel sereno, eppure trovammo il modo di non rimpiangerlo l’anno dopo in Serie A. Ma che rammarico incredibile ogni volta che pensiamo a lui, che non giocò nel campionato più bello e che probabilmente continuò la sua carriera lontano dall’Etna con più di un rimorso. Tuttavia ci ha insegnato che il calcio è soprattutto fantasia, capace di generare immagini diverse da quelle oggettive, ma che diventano reali quando il pallone viene affidato a gente così, proprio come Robertino Fantasia.
(Fonte immagine originale: calciocatania.com)
Federico Fasone