IL MERCATO DICE LECCE, MA LO MONACO…
Colmare il gap con il Lecce. È questo l’imperativo che echeggia a Torre del Grifo in vista di questo secondo – decisivo – scorcio di stagione. Un obiettivo che passa da diversi fattori, tra cui la finestra di mercato appena conclusa. Una sessione che, in casa rossazzurra, si preannunciava col botto e che invece ha lasciato qualche perplessità tra i tifosi.
Ci si chiede infatti se gli arrivi di Caccavallo (già out per almeno un mese), Rizzo, Porcino e Brodic possano essere sufficienti per il tanto agognato salto di qualità. Quattro innesti che, tra le altre cose, vanno a colmare il vuoto lasciato in particolare dall’addio di Caccetta e dall’esclusione dalla lista over di Djordjevic, due elementi in grado di ben destreggiarsi in una categoria come la Serie C.
Dal canto suo, il Lecce ha ulteriormente puntellato la sua rosa con cinque innesti, tra cui spiccano i nomi del centrosinistra Tababelli e del bomber Saraniti, proveniente dalla Virtus Francavilla, ad oggi capocannoniere del torneo con 9 reti all’attivo. Un vero e proprio colpaccio che va ad innalzare – e non poco – il tasso tecnico del team di Liverani. D’altra parte, poter disporre di un bomber da 15/20 gol a stagione è prerogativa imprescindibile per puntare al vertice. Un ruolo, in casa Catania, fin ora ben assorbito da Curiale che ha sopperito alle difficoltà di Ripa, fin ora non in grado di ripetere i fasti di Castellammare di Stabia dove aveva concluso la stagione con 15 reti all’attivo.
Tirate le somme, pertanto, la sensazione è che sulla carta il mercato sontuoso dei pugliesi abbia ulteriormente dilatato il gap con i rossazzurri. Ma Lo Monaco e Argurio non sono certamente gli ultimi arrivati. La scelta di puntare sul croato Brodic e di dare più spazio al talentino Manneh (che presumibilmente andrà a sostituire Djordjevic nel ruolo di terzino sinistro) manifesta la volontà di imprimere nuova linfa e freschezza all’organico a disposizione di Lucarelli. D’altra parte la storia insegna non esiste miglior metro di giudizio del terreno verde di gioco. Sarà quest’ultimo, infatti, a pronunciare la sua inappellabile sentenza. Ma non prima di aver affrontato le restanti 14 battaglie.
Antonio Longo
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