IL GIUDICE SPORTIVO NON PORTA PENA
Sensazioni contrastanti quelle lasciate in eredità dallo striscione esposto dagli ultras della Reggina in occasione del match di sabato scorso contro il Catania. Una chiara invocazione alle potenzialità distruttive dell’Etna, per usare un eufemismo, che ha scatenato un dibattito dai toni molto accesi. Da un lato, appunto, la reazione della piazza etnea, che rivendica gli estremi della discriminazione razziale e territoriale. Dall’altro lato, invece, il comunicato dei tifosi amaranto che classificano lo striscione come semplice atto goliardico, definendosi inoltre fautori di solidarietà qualora un evento del genere dovesse malauguratamente colpire il territorio etneo.
In mezzo vi è la decisione del Giudice Sportivo, che ha squalificato la Curva Sud del “Granillo” per un turno e punito la società Reggina con 5000 euro di ammenda. Pena troppo severa o troppo morbida? Dipende dai punti di vista. La sensazione, tuttavia, è che la gravità dell’episodio sia stata in buona parte attenuata dal fatto che si sia trattato di un match di Serie C. Come insegna la storia, infatti, il discorso sarebbe stato completamente diverso qualora Reggina e Catania si fossero trovate a disputare un match valido per la massima serie. Basti pensare alla battaglia mediatica contro i cori inneggianti al Vesuvio di cui sono stati spesso vittime i tifosi del Napoli. Ma questa è un’altra storia.
Antonio Longo
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