RIUSCIRÀ GRAVINA A RISOLLEVARE IL CALCIO ITALIANO?

Il 22 ottobre 2018 la FIGC ha eletto un nuovo presidente: Gabriele Gravina. Presso la sala dell’hotel Hilton di Fiumicino, l’unico candidato alla presidenza ha ottenuto il 97,2% delle preferenze. Un plebiscito senza precedenti.

È un risultato tanto voluto quanto sperato: dopo che, in data 1 febbraio 2018, la Giunta del Coni, presieduta da Giovanni Malagò, nominava, come commissario straordinario della Federazione Italiana Giuoco Calcio, Roberto Fabbricini. Quindi ci sono voluti più di otto mesi per avere a capo della federazione un presidente eletto.

Il commissario straordinario Roberto Fabbricini ha attraversato periodi non proprio facili al timone. L’estate turbolenta, che non cenna a terminare, ha avuto più partite giocate nelle aule di Coni, tribunali sportivi e Tar, che in campo. In particolare le noti e triste vicende, riguardo i mancati ripescaggi in Serie B, hanno posto sotto la lente di ingrandimento il ruolo di supervisore del commissario. Le modifiche Noif (Norme Organizzative Interne) ridisegnate ad hoc al fine di far iniziare i campionati non hanno messo in buona luce Fabbricini. Quest’ultimo, chiamato a far rispettare le regole e ad agire da traghettatore, si è reso autore di molteplici prese di posizione, appoggiando le richieste della Lega B e del presidente della stessa, Mauro Balata.

Gabriele Gravina, nato a Castellaneta (TA) il 5 ottobre 1953, è stato presidente del Castel di Sangro dal 1984 al 1996, portando la squadra dell’omonima cittadina in Serie B attraverso 5 promozioni, realizzando così un vero e proprio “miracolo sportivo”. È stato membro della Commissione della Uefa per l’Assistenza Tecnica ed Amministrativa, e negli anni 2000 ha ricoperto il ruolo di capo delegazione della nazionale Under 21.

Il 22 dicembre 2015 diventa presidente della Lega Pro, succedendo a Mario Macalli. Fino al 18 ottobre 2018, data delle dimissioni da presidente della Lega Pro, Gabriele Gravina ha sempre preso le difese delle squadre militanti in C, sostenendo in più occasioni che il calcio professionistico italiano dipenda dai campionati minori, evidenziando in particolare le difficoltà che incontrano i giovani calciatori italiani a trovare spazio in Serie A e in Serie B, e che la terza serie italiana sia propedeutica alla crescita di nuovi talenti.

Durante l’estate 2018 ha preso, in maniera categorica, le difese delle squadre invischiate nel ripescaggio, attaccando a più riprese l’operato del commissario della Figc, in quanto l’operato, in teoria superpartes, di Fabbricini non avrebbe garantito il rispetto delle regole.

Appoggiando fin da subito il pensiero della Lega B di portare il campionato cadetto a 20 squadre, il neo presidente della Figc ha però chiarito come ciò debba avvenire attenendosi alle norme e regole vigenti: scavalcando o modificando in maniera alquanto oscura e di dubbia liceità le norme e le consuetudini stabilite, si rischia infatti di creare un danno economico non solo alle parti lese, ma anche alla stessa Federazione.

Il programma esposto e sostenuto da Gravina fino alla sua elezione verte su tre aspetti fondamentali: i format dei campionati dalla Serie A alla Serie D, l’importanza dei settori giovanili nel calcio odierno, includendo la cosiddetta “Ora del Calcio” settimanale nella scuola dell’obbligo e un’importante riforma della giustizia sportiva.

Soffermandosi sul primo aspetto, il neo presidente ha confermato come il futuro prossimo del calcio italiano debba essere così suddiviso: Serie A girone unico, e Serie B girone unico, ciascuno con 20 squadre professioniste, Serie C composto da 60 squadre semiprofessioniste, ripartite in 3 gironi e 162 club di Serie D a comporre i 9 gironi dilettantistici.

Il futuro del calcio italiano, per i prossimi due anni, passa per le mani del Presidente Gravina. Il rispetto delle regole è stato alla base del programma di riforma e rifondazione di un sistema calcio ormai logoro. Le riforme verranno attuate riordinando il codice e la procedura della giustizia, per evitare soprusi e ingiustizie, svolgendo anche un turnover per i giudici.

I club di Lega Pro e di Serie D, che gerarchicamente credono di essere ai margini del progetto calcio in Italia godranno sicuramente di più visibilità e credibilità, considerati gli ottimi rapporti che Gravina ha allacciato con ogni singolo club durante gli ultimi tre anni di presidenza. I giovani avranno più spazio: dall’ora di calcio a scuola alla scelta di un riconoscimento normativo del calcio giovanile come apprendistato. Infine, affidandosi ai social, tramite Twitter, ha così postato, ringraziando gli amici che lo hanno sostenuto: “Iniziamo a lavorare, non c’è un minuto da perdere…

Che sia per il calcio italiano e per la FIGC l’inizio di una nuova era di cambiamento. Perché se il vento cambia davvero riesce a spazzare ogni quisquilie.

Ugo Zinna

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