RABBIA E DELUSIONE

Spezzati. Questa volta in maniera quasi decisiva dato che il Catania perde sia il secondo posto che la possibilità di avvicinarsi ai rivali leccesi per sognare la Serie B. Ed è dura, durissima, svegliarsi il giorno dopo a un passo dall’impresa e ammettere che ancora una volta si è fallito. Già, perché di questo si tratta, di un vero e proprio fallimento, dato che il primo obbiettivo stagionale, quello della promozione diretta, sembra ora irraggiungibile a dispetto di clamorosi ribaltoni.

Sul banco degli imputati, come ormai non accadeva da diverse settimane, ci sarebbe di nuovo l’allenatore del Catania, Cristiano Lucarelli. Secondo quanto appreso, ieri sera, proprio dopo la fine della partita, l’allenatore toscano e i suoi giocatori sarebbero stati duramente contestati da alcuni tifosi che hanno atteso l’uscita della squadra fuori dallo stadio.

Scorie che potrebbero influire anche nelle restanti partite, rendendo ancora più pesante la complicata situazione mentale e di classifica degli etnei che devono continuare a sgomitare per riguadagnare il secondo posto e il diritto di affrontare i play-off da posizione privilegiata.

Una cosa è certa infatti: rialzarsi, all’indomani di uno schiaffo sportivo così forte e intenso, non è di certo cosa semplice e basta veramente poco per gettare una stagione alle ortiche. Specie se ancora una volta, dopo tanti scivoloni, non è chiaro il perché questa squadra difetti sempre nei momenti decisivi della sana cattiveria agonistica che consente di punire l’avversario al suo primo errore. Del cinismo tipico di chi sa di essere più forte e vuole vincere a tutti i costi.

Bisogna crescere, perché è anche così che si dimostra l’essere vincenti: accettare la sconfitta con la forza di ripartire da zero. La forza di un gruppo e di uomini, prima che di calciatori, che devono dimostrare davvero di aver compreso l’essenza della maglia che indossano: il non mollare, tipicamente catanese, nemmeno di un centimetro, anche quando tutto va a rotoli. Oltre la matematica e qualsiasi ragionevole dubbio.

Simone Caffi

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