IL CATANIA DELLE MEZZE MISURE

Una strana malattia che affligge il Catania versione 2016. Su sei partite disputate nel nuovo anno, ben quattrosono quelle che hanno visto i rossazzurri uscire dal terreno di gioco con 1 solo punto all’attivo. In particolare, da segnalare la ricorrenza di pareggi a reti bianche, fatta eccezione dell’1-1 maturato sul campo del Cosenza.

Numeri che aprono la porta a interessanti considerazioni. Da una parte, infatti, emerge la solidità di un reparto difensivo che, a differenza della prima parte della stagione, sembra aver trovato il giusto equilibrio. Dall’altra parte, invece, da segnalare un appannamento generale in termini di produzione offensiva, con una manovra spesso farraginosa, facilmente intercettata dalle “ragnatele” avversarie.

Eppure, storia alla mano, in Lega Pro il pareggio non è un risultato da disprezzare. Soprattutto nell’ambito della lotta salvezza, quella che – suo malgrado – vede il Catania in gioco. In tal senso, nello scorso campionato, una media di 0,90 punti a partita fu sufficiente ad evitare lo spettro dei play out. E, andando ad analizzare il cammino del Catania versione 2016, ne viene fuori che i rossazzurri viaggino ad una media di 1,16 punti a partita. Numeri con ogni probabilità sufficienti per garantirsi una tranquilla permanenza nella terza serie.

Ma, se la matematica non è un’opinione, l’altra faccia della medaglia è quella di una piazza che pretende di più di un modesto segno X. Una città nella quale sono ancora limpidi i gloriosi ricordi del recente passato. Quello che vedeva il Catania trionfare nella massima serie, per intenderci. Proprio quello che ha cancellato la parola “mediocrità” dal vocabolario del tifoso catanese. Una parola, purtroppo, oggi ritornata prepotentemente in voga tra gli spalti del “Massimino”. Con insofferenza annessa e connessa.

Antonio Longo

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