“DOMENICA TUTTI ALLO STADIO… OPPURE NO?”

Mentre il Catania si appresta ad affrontare la partita più importante della sua stagione, al “Massimino” contro il Melfi, in città si fa sempre più caldo il dibattito circa l’atteggiamento da mantenere nei confronti della squadra. Da un lato ci sono i disillusi che, imperterriti, non sono disposti a seppellire l’ascia di guerra e continueranno a portare avanti la loro battaglia a tempo indeterminato contro società e squadra. Su un altro versante, ecco rimbombare prepotentemente il coro di chi, invece, inneggia ad un sostegno incondizionato per la maglia e per i colori. Una scuola di pensiero nella quale le “ragion di stato” vengono prima di ogni altra cosa e, pertanto, il raggiungimento della salvezza diventa priorità imprescindibile.

Due fazioni contrapposte o, se vogliamo, due modalità differenti di vivere un amore mai tramontato. Perché, in fondo, nessuno ha mai smesso di amare il Catania. E questo è un dato inconfutabile. Ciò che è mutato è invece il modo di rapportarsi con il Catania. E, d’altra parte, come non giustificare lo shock di un tifoso che in un batter di ciglio è stato violentemente sradicato dai piani alti sella Serie A e catapultato nei bassifondi della Lega Pro. Nel mezzo, tutte le note vicende extracalcistiche che, ancora oggi, pesano come un macigno sul presente e sul futuro della società di via Magenta.

Eppure, la storia insegna che la parola “vittimismo” è sempre stata sconosciuta al vocabolario del tifoso rossazzurro. Quello che nell’ultimo trentennio di periodi neri ne ha trascorsi – eccome – ma è sempre stato in grado di rialzarsi. Nel segno di quel “melior de cinere surgo”, iscrizione ben impressa nella mente di ogni catanese purosangue. Sulla base di questi postulati, che rendono legittime le tesi sostenute da entrambi gli schieramenti, adesso spazio alla libertà di pensiero di ognuno. Inalienabile valore su cui si fonda una comunità democratica. A voi la scelta.

Antonio Longo

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