COMPLIMENTI PALERMO

Dopo 7 anni e sette mesi, nessuno se lo sarebbe potuto immaginare così: con lanci lunghi per Pecorino e Reginaldo isolati fin dai primi minuti, con innumerevoli passaggi sbagliati, nell’incapacità di imbastire un’azione degna di nota. Impossibile prevedere di ritrovarsi a festeggiare per un pareggio arrivato in extremis e viziato, probabilmente, da un fallo, contro una squadra senza riserve e boccheggiante. Era difficile, davvero, da immaginare tutto questo.

Eppure la realtà ha ancora superato la fantasia. Onore al Palermo che si è battuto, in estrema emergenza, nel modo in cui i tifosi etnei avrebbero voluto vedere i propri beniamini: all’arma bianca, senza paura, andando oltre i loro limiti con scambi e giocate apprezzabili, pensate, volute, a dispetto di limiti tecnici e tattici. Dall’altro lato i rossazzurri ci ricordano ancora i consueti problemi, quelli del creare trame di gioco convincenti, uniti, stavolta, a una mancanza di verve che invece non ha precedenti. E mentre la prima, anche se recidivante, si può perdonare, la seconda no. Ed essere nervosi in un rettangolo di gioco serve a poco, anzi aumenta il caos di una squadra sembrata già senza idee.

Certo i rosa non avevano nulla da perdere: se fosse finita secondo pronostico, cioè con una vittoria per il Catania, nessuno avrebbe potuto criticare i giocatori di Boscaglia, trovatisi al centro di una vera e propria emergenza. Ma oltre che all’approccio alla gara resta un discorso tattico che riguarda la fase offensiva rossazzurra, improvvisata, delegata ai singoli e quasi mai ben orchestrata.

Un deficit che si conosceva già dalle prime giornate e che aveva trovato alibi: il campo non in perfette condizioni, l’arrivo tardivo della rosa al completo, l’assenza di Maldonado e così via. Una squadra che aveva saputo superare tutte queste mancanze con un’ encomiabile dose di aggressività e voglia di fare. Di vincere.

Una voglia che contro i rosanero non è sembrata così ruspante come in precedenza. Ed è così che alla fine i nodi sono venuti al pettine, ancora una volta.

A Raffaele adesso il compito di sbrogliarli…

Simone Caffi

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