CHI SI ACCONTENTA, NON VINCE IL DERBY

Poteva essere una festa di sport, una grande occasione per dimostrare la maturità di due tifoserie rivali fra loro, ma così non è stato perché per il derby fra Messina e Catania è stato fatto divieto a tifosi rossazzurri di seguire i propri beniamini in trasferta. Sono circa diciottomila, invece, i tifosi giallorossi presenti al “San Filippo”.

Tutto inizia con il silenzio nel ricordo degli attentati di due giorni fa a Parigi. Uno striscione con scritto #PRAYFORPARIS, infatti, viene esposto dai capitani delle due squadre. Poi, però, è tempo di giocare.
Sono maschi e vibranti i primi quarantacinque minuti. La partita si presenta molto equilibrata, a tratti vivace, ma stenta a decollare. Il gioco passa tutto dal centrocampo, dove i giocatori si strattonano, perdono palla e ripartono da ambo i lati. Gli attacchi, però, sono poco incisivi: i rossazzurri non riescono mai a far male, peccando troppo spesso di lucidità negli ultimi metri; i giallorossi, invece, non sono pericolosi, o almeno non lo sono tanto quanto le insicurezze di Bastianoni che, in diverse occasioni, si fa protagonista di interventi goffi ed imprecisi. Ma le difese tengono bene il passo degli attaccanti avversari, non mollano un centimetro e sventano le minacce.

Nella seconda frazione di gioco, poi, il gioco si spegne ancor di più. Con lo scorrere dei minuti, infatti, entrambe le compagini decelerano, quasi addormentando le manovre offensive nelle diverse fasi di gioco. Sembra che il risultato, in fin dei conti, vada bene a tutti e così ci si accontenta di non pungere  l’avversario. L’epilogo è il più scontato: Messina e Catania terminano la gara senza schiodarsi dallo 0-0.

Quello visto al “San Filippo” è stato un Catania senza infamia e senza lode. Gli uomini di Pancaro, infatti, tengono bene il campo pressoché per tutta la partita, senza mai rischiare davvero. In fase offensiva, però, non riescono ad essere cinici e determinanti, nonostante Calderini sia il più sveglio dei suoi, ma complice la sostituzione forzata Russotto-Plasmati, poichè il primo è costretto a lasciare il campo in seguito alla lussazione della spalla sinistra. L’ingresso in campo del “gigante di Matera” rende la manovra offensiva molto più macchinosa, nascondendo completamente dal gioco il brasiliano Calil, che deve spostarsi sulla fascia e quindi allontanarsi dalla porta avversaria. Migliore in campo, invece, è sicuramente Agazzi. Il giovane centrocampista, schierato nell’atipica posizione di mezzala per favorire il raggio d’azione di Musacci in cabina di regia, recupera palloni a non finire e fa ripartire sempre l’azione, nonostante quest’ultima non venga mai finalizzata dai compagni di squadra. Nota negativa da sottolineare, infine, è il calo di concentrazione degli ultimi secondi, quando gli etnei commettono tre errori nella propria metà campo, rischiando di essere puniti dai padroni di casa. Abili, però, a metterci una pezza.

Continua il momento grigio del Catania, a secco di vittorie ormai da tre partite e sempre più martoriato da infortuni che si susseguono improvvisamente. Il prossimo incontro sarà sabato prossimo, nell’anticipo serale contro il Foggia. Esso sarà un test importante per tornare a vincere, ma soprattutto per risalire la china ancora una volta in questa stagione.

Federico Fasone

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