Catania, il vero ruolo di Delli Carri!

E’ il 6 gennaio 2015 quando il Catania ufficializza l’ingaggio di Daniele Delli Carri come direttore sportivo. Nel caos che travolge la società siciliana durante l’inverno tutti si chiedono quale sia la funzione del dirigente pugliese e la speranza comune è quella di poter, in un modo o nell’altro, risollevare il morale e la classifica della squadra etnea.
La storia di Daniele Delli Carri come dirigente è breve e poco fortunata: inizia nel 2008 con la dirigenza della squadra abruzzese della Renato Curi Angolana, militante in serie D; per tre anni (dal 2010 al 2013) è direttore sportivo al Pescara, squadra in cui giocò tra il 2005 e il 2007. A Pescara viene sollevato dall’incarico ma, nell’estate del 2013, ricopre nuovamente il ruolo di direttore sportivo nel Genoa ma, tale ultima parentesi, si chiude dopo qualche giornata di campionato, contestualmente all’esonero di Liverani.
L’arrivo a Catania, come già detto, ha reso tutti più speranzosi e, con i primi buoni risultati di gennaio (le vittorie su Pro Vercelli e Perugia), e il discreto girone di ritorno – entusiasmante se paragonato a quello di andata – l’ambiente si è ricompattato attorno alla squadra e ha trovato adeguate le scelte societarie, compreso l’arrivo di Delli Carri.
Ma qualcosa inizia a non quadrare già quando Delli Carri rescinde consensualmente il contratto con la società etnea il 26 maggio 2015, appena quattro giorni dopo la fine del campionato cadetto. Perché? Cosa è accaduto? Cosa ha spinto un ds, il cui arrivo ha portato la permanenza in serie B, ad abbandonare un “progetto”?

Oggi, a mente serena, si può tentare di dare una spiegazione razionale a quanto accaduto. Forse, alla luce di quanto verificatosi nelle ultime 72 ore, il popolo rossazzurro prende coscienza del fatto che l’unico e solo “progetto” di Delli Carri, Pulvirenti e Cosentino, era quello di commettere degli illeciti.

Illeciti che, di per sé, costituiscono un reato ma, se affiancati al concetto di sport, risultano essere uno sfregio, un taglio profondo che ferisce tutti coloro che di sport vivono e nello sport credono fortemente. E la cosa che rende tutto più amaro è la consapevolezza dei “superiori” (ci riferiamo a Pulvirenti e Cosentino) confermata dalle ultime intercettazioni rese pubbliche dalla procura della Repubblica: Delli Carri andava “scaricato” perché serviva solo ad una cosa. E’ servito ad una cosa, a far si che le partite andassero come Pulvirenti & Co. desideravano. Peccato che a tal fine seguiranno gravi conseguenze per il Catania, per i tifosi e per un’intera città. Ecco il vero ruolo di Daniele Delli Carri.

Giuseppe Mirabella

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