TUTTA COLPA DI RIGOLI? NON PROPRIO…

A seguito della sconfitta interna contro l’Akragas, nonostante il mea culpa fatto in conferenza stampa, risulta impossibile attribuire la colpa a mister Rigoli. O meglio, impossibile attribuirgli tutta la colpa.

Gli errori durante i 95’, infatti, sono stati sia tattici che tecnici e quindi, sia da parte dell’allenatore, sia degli interpreti.
Le scelte di Pino Rigoli sono state alquanto discutibili: è vero che il Catania puntava ai 3 punti, ma trasformare il 4-3-3 iniziale in un 4-2-4 è sembrato imsensato per due ragioni: innanzitutto per aver lasciato in campo giocatori stanchi ed aver sostituito quelli più in forma; in secondo luogo perché non ci si può esporre così tanto lasciando molti spazi ad una squadra che ha sempre costruito le sue migliori occasioni in contropiede, gol compreso.

La scelta più corretta, sarebbe stata quella di lasciare l’ispiratissimo Di Grazia in campo fino alla fine. Il giovane attaccante catanese, oltre a sentire particolarmente il match e ad essere voglioso di fare una bella figura davanti parenti ed amici, è stato il migliore dei rossazzurri, colpendo anche una traversa. Poco dopo lascia il campo – arrabbiatissimo – per Russotto. Perché, quindi, non togliere uno stanco Paolucci o un meno incisivo Calil? Poi, l’inserimento di Piscitella (attaccante) al posto di Fornito (centrocampista) lascia scoperto il centrocampo, con i soli Biagianti e Scoppa a dover legare i reparti dopo 90’ su un campo pesantissimo. Qui finiscono le responsabilità di Rigoli.

Passiamo ora ai calciatori, iniziando proprio da quel reparto d’attacco in cui hanno giocato in 4 senza trovare la porta. In particolare il secondo tempo ha visto la supremazia dei rossazzurri che hanno tenuto il pallino del gioco e hanno dettato i tempi delle più importanti azioni. Il Catania ha costruito bene ma non ha quasi mai concluso verso il bersaglio. Una serie di errori hanno salvato Pane, portiere agrigentino, che ha risposto “presente” quando adeguatamente impegnato. Biagianti da sei metri strozza il tiro che Pane blocca senza problemi, Di Grazia fa tremare la traversa, Calil incorna un pallone che schizza in alto, Paolucci non impatta a pochi metri, Piscitella – che usa il destro a malapena per schiacciare l’acceleratore in auto – calcia scomposto e la sfera si perde a lato. Tirando le somme, una dozzina di occasioni da rete e zero gol.

Infine, l’errore per eccellenza. Chiunque, se fosse stato in Parisi e avesse visto Zanini avanzare palla al piede a dieci secondi dal termine, sarebbe andato dritto sulle caviglie dell’avversario, piuttosto che indietreggiare inspiegabilmente e lasciarlo concludere in rete. Esente da colpe, a parere di chi scrive, Pisseri – sempre pronto e attento sulle conclusioni agrigentine – ma inerme quando una fucilata viene scagliata rasoterra, col terreno viscido.

Non è tempo di giustificarsi dietro le condizioni atmosferiche (un plauso al terreno del “Massimino” che ha drenato alla perfezione), o di applicare l’attenuante del gol ingiustamente annullato. Una squadra con gli obiettivi declamati dal Catania deve sfruttare al meglio ogni occasione e non commettere gli errori visti fin qui. In queste condizioni, l’obiettivo non può che essere… la salvezza. Tra pochi giorni toccherà al Fondi che, per dovere di cronaca, ieri ha rifilato due gol alla Juve Stabia, oltre ad averne fatti due al Melfi, aver battuto la Reggina e l’Akragas. Rigoli e i suoi sono avvisati.

Giuseppe Mirabella

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