SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA PEGGIO? NON PROPRIO…

Da Rigoli a Petrone il cambio d’allenatore non ha portato i frutti sperati, sia in termini di risultati sia in termini di gioco espressi. Con il primo però, seppur con alcune lacune, la squadra dimostrava un minimo di equilibrio e riusciva, almeno in casa, a vincere gran parte delle gare. Ed è facile pensare che un suo eventuale ritorno potrebbe essere utile per riportare un minimo di equilibrio, almeno a livello difensivo.

La verità, però, è che la crisi del Catania è in gran parte dovuta proprio all’impostazione tattico-mentale della prima parte della stagione: troppo interessata ad adattarsi agli avversari, la compagine etnea non ha mai avuto uno schema ben definito (dal 4-3-3 al 3-5-2, contando tutti gli esperimenti tattici in altre partite), per non parlare della mancanza di automatismi chiari in fase propositiva.

E se nella prima parte del campionato tanta fortuna, una rocciosa difesa ed alcune giocate individuali (leggi Di Grazia) avevano consentito di far punti anche in gare complicate, d’altra parte un calo fisico dei singoli, specie quelli che fino ad ora hanno tirato la carretta, era più che scontato. E spente le bocche di fuoco come l’appena citato Di Grazia o Mazzarani, la via del gol diventa più complicata.

A questo si aggiungono anche alcuni inspiegabili black-out di cui questa squadra soffriva già in epoca “rigoliana“: perché anche quel Catania era capace di grandi exploit come la vittoria per 4-1 in casa contro il Monopoli alla 17esima giornata, seguita da prestazioni come quella della trasferta di Siracusa persa 1-0, dove il gol arriva in una delle poche azioni degne di nota messe in piedi dalla squadra aretusea.

Ultimo per data lo scivolone contro l’Akragas fuori casa alla 25esima giornata, avvenuto in seguito ad un’incoraggiante vittoria casalinga con l’allora capolista Matera. E niente di diverso dall’ultima uscita a Pagani.

Proseguire e cercare continuità sembra il mantra, per di più dopo che l’ultima sfida, dominata dai rossazzurri, è stata persa solo per due disattenzioni evitabili. Mister Pulvirenti è anche fautore di una impostazione maggiormente offensiva, volta a cercare di far risultato e gioco anche lontano dal “Massimino”.

È ora che le componenti tanto decantate da Lo Monaco comincino a prendersi per mano, lasciando andare via il pessimismo e guardando verso il futuro. E se la squadra ha qualche difficoltà in fase realizzativa sarà il “Massimino”, con le urla ed il sostegno, a spingere la palla in rete.

Non occorre ricordare cosa eravamo, o chi ci ha portato qui: ora più che mai bisogna far vedere chi è e cosa potrà essere ancora il Calcio Catania. Sul campo e sugli spalti.

(Fonte foto: calciocatania.it)

Simone Caffi

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