“SEI BELLA COME UN GOL DI BIAGIANTI”

Marco aveva solamente ventitré anni quando giunse a Catania. Era poco più che un “bambino” quando il Direttore lo prelevò dalla Pro Vasto in C2, per portarlo fra i “grandi” della massima serie. Già, perché da lì iniziò un cammino ascendente con una delle più belle realtà di quegli anni di Serie A.

Il ragazzino di Firenze non giocò sin da subito, anzi il campo non lo vide proprio, o quasi: solamente due minuti sul neutro di Lecce nella sconfitta contro la Roma. Poi, però, quasi all’improvviso arrivò la svolta. Era il 27 maggio 2007 quando Pasquale Marino pescò Marco dal mazzo di carte e lo schierò titolare in quella partita storica che tutti ancora ricordano: Catania-Chievo. Disputò quarantacinque minuti in quella vera e propria danza della morte, poiché la vittoria dell’una avrebbe significato retrocessione dell’altra in cadetteria. Biagianti giocò con coraggio, probabilmente non eccelse, però arrivò vicinissimo al gol: il suo sinistro finì alto sulla traversa. Le telecamere ripresero il suo volto: aveva lo sguardo di un giovanotto che non credeva ancora a ciò che stesse accadendo, ma questo non poteva essere di certo un motivo valido per arrendersi. All’intervallo venne sostituito, ma quella prima frazione di gioco sancì il vero inizio del suo legame con il Catania.

La stagione successiva, infatti, Marco divenne titolare del centrocampo rossazzurro, ma soprattutto decise di lasciare il numero 19 a Tedesco, segno di grande rispetto nei confronti di un compagno di maggiore esperienza, per indossare invece la maglia numero 27. Già, quel numero 27 col quale scrisse pagine di storia rossazzurra per tanti altri anni. I suoi gol non furono molti (solamente tre, rispettivamente contro Parma, Udinese e Siena), ma Biagianti divenne uno dei simboli di quella squadra che tanto bene faceva in tutti i campi che calcasse.

D’altronde Marco non è mai stato un goleador, il suo posto è un altro: lì sulla linea mediana del campo, a togliere palloni, a fare il lavoro sporco, ad aiutare i compagni. Marco è uno dei pochi gregari rimasti in circolazione, che dà tutto per la maglia e che non molla mai un centimetro all’avversario. È quello che non vuole gli applausi, ma solo il bene del Catania.

Eppure, anche le storie d’amore sono destinate a finire prima o poi. I destini di Biagianti e del club etneo, infatti, si dividono nell’estate 2013: “Grazie per questo bellissimo viaggio lungo sette anni. In bocca al lupo di vero cuore, non smettete di credere nei vostri sogni. Un abbraccio grande, Marco”. Un breve testo che quel ragazzino, ormai divenuto uomo, lascia affisso sull’armadietto per i compagni di squadra. Un saluto che genera malinconia e che si fa sentire forte nel cuore dei tifosi rossazzurri. Marco va a Livorno.

“Certi amori non finiscono. Fanno dei giri immensi e poi ritornano”. Frase scontata direte voi e invece no, perché dopo tre anni Marco e il Catania si ritrovano davvero. Stavolta la situazione è molto diversa da quella di un tempo: il sogno è andato in frantumi, i rossazzurri sono finiti in Lega Pro in soli tre anni, fra mille dolori e disgrazie sportive; Biagianti, invece, non ha più un contratto. Nel frattempo, Lo Monaco è tornato in società ed allora il destino sorride a quel legame evidentemente indissolubile che si è instaurato fra la piazza etnea ed il giocatore. Marco torna da grande protagonista, con la fascia da capitano al braccio ed un solo obiettivo: quello di riportare in alto il Catania.

Probabilmente neanche lui avrebbe immaginato un futuro ancora con quei colori addosso, ma quella maglia a strisce rossazzurre, d’altronde, è stata e sempre sarà la sua seconda pelle. Ormai ce l’ha cucita addosso, in tutta la sua bellezza. Già, è davvero infinitamente bella, come la loro storia d’amore in fin dei conti. O meglio, è bella come un gol di Biagianti realizzato di stop e tiro al volo, proprio sotto la Curva Nord. Un gol tanto pesante da far esplodere il “Massimino” di gioia immensa per aver completato una rimonta quasi insperata. Marco è finalmente tornato a casa.

Federico Fasone

 

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