RIGOLI, CHE PRESSIONE: NON SEI DA CATANIA?

Involuzione totale, eppure era partita col piede giusto l’avventura di Pino Rigoli sulla panchina del Catania: 3-1 alla Juve Stabia fra gli applausi, enormi margini di miglioramento ed un gruppo che sembrava potesse raggiungere di lì a poco la quadratura del cerchio. E invece? A tre trasferte di fila corrispondono tre pareggi consecutivi fra mille critiche e poca sostanza; poi la sconfitta interna contro l’Akragas dopo un match dominato, ma con l’incapacità di andare a segno nonostante una dozzina di palle gol create; infine un altro pareggio, fra le mura amiche, contro l’Unicusano Fondi.

Sì, il Catania raggiunge quota zero, ma lo fa solamente dopo sei partite. Dunque non è il massimo per una squadra che come obiettivo ha quello di raggiungere almeno la zona play-off, così come dichiarato dallo stesso direttore Lo Monaco. Ma cosa non va in questa squadra? Beh, di sicuro la colpa non può essere attribuita ad arbitraggi e sfortune quotidiane. Il problema, più probabilmente, è da individuarsi in ben altro. Parola chiave? Equilibrio, perché questa squadra è proprio di ciò che necessita.

Facendo un’accurata analisi, ci si può accorgere come, da un punto di vista tattico, la formazione rossazzurra manchi di idee e soprattutto di continuità. In alcune partite infatti ha costruito tanto per finalizzare poco, anzi niente. In altre invece è stata incapace di creare occasioni da rete, ma soprattutto di imprimere un’idea di gioco in mezzo al campo. Dal punto di vista mentale, invece, i calciatori scesi in campo in troppe occasioni non hanno saputo affrontare la brutta bestia del nervosismo. Troppo spesso infatti è venuta meno la lucidità a vantaggio della foga, sfociata poi nell’incapacità di gestire le partite e di incidere a discapito dell’avversario di turno.

Allora da dove deriva l’archè del problema? Facile trovare una risposta: la pressione che Pino Rigoli sta subendo enormemente. L’allenatore di Raccuja, infatti, è alla prima esperienza di rilievo della sua carriera, giunto in una piazza pretenziosa e pressante come quella di Catania. Lo sa bene lo stesso mister che però, almeno fino ad ora, non è riuscito a reagire al difficile momento che sta attraversando assieme ai suoi ragazzi.

Soprattutto, il tecnico non ha convinto per le scelte prese in queste settimane. Tatticamente parlando, innanzitutto, non è riuscito a trovare quel “quid pluris” che questa squadra, almeno in teoria, è in grado di far valere. Inoltre, in diverse occasioni ha sperimentato fin troppo, intestardendosi in scelte alquanto cervellotiche e talmente rischiose da non premiarlo.

Purtroppo i tempi di Agrigento son finiti: a Catania, se non si vince, il lavoro svolto non può essere mica considerato sufficiente. Oltre tutto, per il momento storico che vive la piazza etnea, la gente ha tutto il diritto di pretendere di più di quello che fino ad ora si è raccolto. Quale sarà il prossimo passo? Forse non è difficile immaginarlo…

Federico Fasone

 

 

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