NON C’È DUE SENZA TRE, MA ADESSO BASTA

La vittoria di domenica ha un sapore nuovo, sa di carattere e di voglia di lottare contro qualsiasi difficoltà, ma, almeno in piccola parte, ha anche il sapore di un piatto riscaldato, stantio, già assaggiato.

Sebbene il Catania, infatti, abbia conquistato l’intero bottino in palio, non si può nascondere che alcuni errori, sempre gli stessi, lascino dubbi ed incertezze per il futuro.
L’espulsione di Drausio, a pochi minuti dall’inizio della gara, per aver strattonato e fermato, dopo un suo stesso errore di posizionamento, l’attaccante del Messina lanciato a rete, non è infatti un avvenimento isolato in questo campionato. E se da un lato l’errore iniziale è perdonabile, dall’altro il voler recuperare in maniera così goffa è peccato ancora più grave, specie per un difensore che gioca spesso titolare e che non è nuovo a questo tipo di mancanze.

Il giocatore così, similarmente ad alcuni suoi compagni, si rende suo malgrado protagonista di prestazioni altalenanti, costellate da falli gravi e meno gravi che spesso mettono in difficoltà l’intera squadra sul piano difensivo.
L’ultimo rosso, così come quello maturato nella partita contro il Catanzaro al “Massimino” o contro la Juve Stabia a Castellammare, pare figlio di un’irruenza che potrebbe avere effetti controproducenti e spesso deleteri rapportati al metro di giudizio di alcuni direttori di gara.

A Messina, non solo la grinta, ma anche una buona dose di fortuna ha giocato un ruolo determinante nel portare a casa il risultato, fortuna che in certe partite potrebbe non essere dalla parte della compagine etnea.

Vada per la voglia di non mollare mai, ma alla squadra si chiede anche intelligenza e scaltrezza nel saper leggere e gestire al meglio alcuni episodi della partita. Poco in questo caso può fare l’allenatore. La palla passa ai giocatori che stavolta devono mettere in campo qualcos’altro oltre al cuore: la testa.

Simone Caffi

Credit Photo: Filippo Galtieri

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