LA SITUAZIONE È DRASTICA, LA SFIDA È RIALZARSI

Catania e Lecce: due squadre che hanno in comune un brillante passato nella massima serie, due nobili decadute. Domenica però l’incontro sarà il più classico dei “testa-coda”, l’una occupa il primo posto in campionato, i giallorossi salentini; l’altra l’ultimo alla pari del Melfi, i rossazzurri.

In una graduatoria, però, le due squadre sono quasi appaiate al comando: esse hanno le due difese migliori del campionato. Il Lecce anche qui è al comando (con soli 5 gol subiti), ma il Catania segue a ruota con 6, segnando una piccolissima differenza che non spiega la differenza di 12 punti conquistati sul campo tra le due compagini.

Dunque, la differenza tra la squadra allenata da Padalino e quella guidata da Pino Rigoli sta nella fase offensiva. Qui il divario è, invece, molto più ampio. I pugliesi sono anche qui la squadra migliore del girone con ben 20 reti all’attivo, più del doppio degli etnei che ne sono riusciti a racimolare solo 9, di cui ben 6 concentrate nelle uniche due vittorie casalinghe contro Juve Stabia e Messina. Tutto ciò non si spiega se vediamo a confronto i nomi che compongono gli attacchi delle due formazioni, che giocano tra l’altro con il medesimo modulo di gioco.

Il parco attaccanti del Catania, che vanta per esempio ex giocatori di Serie A come Michele Paolucci, o giocatori di talento come Russoto e Di Grazia (il gioiellino cresciuto a Catania che ha già gli occhi di club di categorie superiori addosso), con l’aggiunta di ulteriori possibili mosse di qualità dalla panchina e non (Calil, Piscitella, ecc.), non dovrebbe invidiare niente a nessun’altra squadra di Lega Pro. Tutto ciò, eccezion fatta per l’exploit del “picciriddu” di due domeniche fa, è stato tristemente e drasticamente smentito dal campo.

Dall’altro lato, invece, l’attacco del Lecce ha potuto basarsi su due certezze, che hanno confermato se non migliorato le aspettative che li accompagnavano, come Caturano (8 gol) e Torromino (7 reti), i due bomber principi del girone C 2016/17. Dove sta la differenza? La prima sicuramente nello stile di gioco: Padalino, come sua abitudine, ha dato come caratteristica primaria quella di un pressing offensivo che, numeri alla mano, non solo produce un’ottima fase difensiva, ma aiuta anche quella offensiva, non dando momenti di pausa agli avversari e recuperando immediatamente la palla nella metà campo avversaria; Rigoli, dal canto suo, punta a un’azione più manovrata e corale, con sovrapposizioni dei terzini sulle fasce e molto possesso palla. Ora, senza voler esaminare quale sia il miglior stile da adottare per la categoria, è evidente che la produttività è ben diversa.

Quest’analisi non può che chiamare ad una prova del nove mister Rigoli. I rossazzurri sembrano essere ansiosi e spauriti ogni volta che si trovano a tu per tu con il portiere avversario. Non sarà di certo il mister a dover siglare le marcature, ma è evidente che non sia riuscito, magari anche a causa della forte penalizzazione, a dare serenità e sicurezza al gruppo. È essenziale che ci riesca già da domenica, nonostante la difficoltà dell’incontro, affinché il gruppo si rialzi ed esprima un gioco sul quale basare la rinascita. Deve dimostrare, come i giocatori del resto, di essere degno della piazza e di non farsi sommergere dalle pressioni che da essa scaturiscono. La situazione è drastica, la sfida è rialzarsi.

Claudio Maggio

 

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