QUANDO LA DIFESA È IL MIGLIOR ATTACCO…

Dati contrastanti e contraddittori da cui viene fuori la cosiddetta sindrome da pareggio che sta affliggendo il Catania. Difesa e attacco: due poli opposti. Da un lato, le evidenti difficoltà in fase realizzativa, emerse a chiare lettere proprio nell’ultima trasferta di Taranto. Dall’altro lato, invece, una tenuta difensiva in grado di competere con le squadre di testa. I rossazzurri, infatti, con appena 4 reti al passivo, possono al momento vantare la seconda retroguardia del torneo, dietro solo alla capolista Lecce e alla Casertana.

Progressi costanti, tangibili di partita in partita. A differenza delle prime uscite, dove si registravano non poche amnesie rese innocue solo grazie ai “miracoli” del portiere Pisseri, gli uomini di Rigoli sembrano aver trovato la giusta quadratura del cerchio. In tal senso, un toccasana è stato il rientro di Bergamelli, vero leader della linea difensiva. Il centrale lombardo ha restituito sicurezza all’intero reparto e, in particolare, al brasiliano Drausio, non a caso apparso in crescita nelle recenti performance.

Ma non solo. Il ritorno di Bergamelli, per via delle sue buone qualità in fase di impostazione, ha portato ad un miglioramento in termini di fluidità della manovra, soprattutto nelle prime fasi. Un aspetto non da poco per un campionato nel quale risulta complicato poter contare su centrali difensivi ben dotati tecnicamente.

Il derby di domenica, al “Massimino” contro il Messina, sarà occasione per testare ulteriormente i progressi della retroguardia etnea. Ma soprattutto, ciò che si attendono i supporters rossazzurri è che la squadra possa ritrovare quella verve realizzativa degna di un potenziale come quello su cui può contare mister Rigoli. Perché sarà pur vero che la difesa può rappresentare il miglior attacco, ma fino ad un certo punto.

Antonio Longo

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