ESISTE DAVVERO UN “DISEGNO” CONTRO IL CATANIA?

La verità sta in mezzo. Una frase secolare, sempre avvezza a qualsiasi tempo e luogo. Probabilmente la più consona per commentare le parole di Fabrizio Ferrigno, dirigente del Catania, dopo la sconfitta maturata per 3-2 sul campo dell’Akragas. Dichiarazioni pesanti, nelle quali si attribuisce a delle cattive condotte arbitrali la serie di risultati negativi collezionata dai rossazzurri nelle ultime uscite e si insinua che tale atteggiamento possa essere frutto di una sorta di penitenza da scontare per i “peccati” commessi lo scorso anno con lo scandalo “I treni del gol”. Un concetto espresso a chiare lettere anche dal ds Pitino appena una settimana addietro, a seguito del pareggio interno contro la Juve Stabia.

Una linea chiara quella dei vertici di via Magenta, intrisa di un estremismo certamente inusuale per un dirigente di una società professionistica. Una posizione non immune da polemiche provenienti da chi, invece, preferisce imbastire dei ragionamenti di carattere tecnico, nei quali emerge l’insufficienza di una squadra priva di corpo e di anima. Un coro unanime del quale, secondo la piazza, Ferrigno e Pitino (anche Bonanno) dovrebbero rappresentare la prima voce. Quella che dovrebbe restituire un minimo di decoro ai colori rossazzurri, atto dovuto verso una tifoseria meritevole di palcoscenici di gran lunga superiori.

Eppure, cercando di tracciare un’analisi obiettiva delle recenti partite, ci si trova davvero di fronte a condotte arbitrali a dir poco discutibili. Episodi sfavorevoli che hanno inciso pesantemente sulle dinamiche di una squadra già costretta a fare i conti con una penalizzazione di 10 punti, di fronte alla quale la giustizia sportiva è stata intransigente. E se gli errori del passato sono stati ampiamente pagati, adesso è tempo di reclamare i propri diritti. Quelli di cui, invece, oggi il Catania sente di non usufruire.

Analizzando la questione da tale prospettiva risulta difficile confutare chi alza la voce per rivendicare rispetto. Non privilegio, ma semplicemente rispetto. Tuttavia ciò non autorizza a investire del dono dell’immunità da critiche giocatori e allenatore. Perché, in fondo, dalle dichiarazioni di Ferrigno – così come da quelle di Pitino – passa il messaggio di una difesa a oltranza, condita non a caso dalla decisione di tagliare i rapporti con la stampa fino al termine della stagione. Il dirigente rossazzurro ha addirittura definito come “cucche” tutti coloro che esprimono un malcontento per le prestazioni offerte dalla squadra.

Ammesso che possa esistere davvero un “disegno” contro il club etneo (come fa intendere lo stesso Ferrigno attraverso le sue dichiarazioni contro lega, classe arbitrale e sistema in genere), affinché possa pagare sul campo (oltre che in tribunale) le colpe del recente passato, volto a far scontare un cosiddetto “anno di penitenza” su tutti i fronti, nel frattempo, però, la Catania calcistica continua a sprofondare in attesa che qualcuno trovi il tanto agognato bandolo della matassa. Questo, d’altronde, ha poco a che fare con le parole, bensì pretende fatti. In campo e fuori.

Antonio Longo

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