CATANIA, UN SOLO IMPERATIVO: CONTINUITÀ

Continuità e costanza. Comandamenti imprescindibili nel calcio nostrano, soprattutto per chi ambisce alle posizioni che contano. Concetti che, tuttavia, sembrano non far ancora parte del vocabolario di casa Catania.

Dopo 9 turni di campionato, i rossazzurri non sono infatti mai riusciti a piazzare un bis di vittorie consecutive. Proprio nel momento in cui ci si aspettava il tanto atteso cambio di marcia, gli uomini di Rigoli si sono dimostrati incapaci di imprimere una svolta ad una classifica che, causa penalizzazione, li vede ancora relegati in ultima posizione.

In tal senso, la partita di Melfi rappresenta un caso emblematico, nel quale emerge a chiare lettere un problema di natura mentale, con un approccio estremamente superficiale probabilmente dettato dalla consapevolezza di una netta superiorità tecnica. Ma è fatto risaputo che, in un campionato come la Lega Pro, i valori tecnici lasciano il tempo che trovano. A prevalere sono invece fattori quali cattiveria e spirito di abnegazione. Quelli a cui probabilmente si riferiva il direttore Lo Monaco quando in conferenza stampa incitava giocatori e tecnico a tirar fuori dal cilindro i cosiddetti “attributi”.

La classifica, d’altra parte, in relazione al dichiarato obiettivo playoff, non lascia più spazio a ulteriori passi falsi. Al momento, il decimo posto – ultimo disponibile per agganciare il treno playoff – dista 6 punti. Un distacco tutto sommato non insormontabile. Oltre tutto si potrebbe anche percorre la via Coppa Italia, poiché vincendola si entrerebbe di diritto nella corsa playoff. Ma per farlo, bisognerà trovare successo a partire dai sedicesimi di finale contro il Messina.

Solo un filone importante di risultati può risucchiare i rossazzurri dal baratro e porre le basi per la risalita. Al contrario, sempre sulla base dei numeri, risulta chiaro che continuare ancora su questo trend porterebbe ad una rivisitazione di ambizioni ed obiettivi futuri. E chissà che, in tal senso, la partita contro la capolista Lecce non possa rappresentare quella della tanto agognata svolta. Ai posteri l’ardua sentenza.

Antonio Longo

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