Catania, un amore così grande

Il Catania aveva bisogno di loro, per vincere una partita da ‘vita o morte’. E loro, come sempre, ci sono stati, ognuno al proprio posto, pronti a sgolarsi e a incitare i giocatori etnei fino all’ultimo respiro. Stiamo parlando, ovviamente, dei fedelissimi 16 mila che ieri hanno popolato l’Angelo Massimino, innamorati pazzi dei colori rossazzurri, che non hanno esitato a sostenere per l’ennesima la volta la propria squadra, nonostante le difficoltà dettate dalla classifica e dalle annose questioni societarie.

La Curva Nord nei giorni antecedenti il match contro l’Avellino– tramite la pagina Facebook “Quando Saremo Tutti Nella Nord”– , era stata chiara: stadio pieno e coloratissimo di rossazzurro, tra sciarpe, bandiere, magliette e quant’altro.

Così è stato. Meravigliosa e da pelle d’oca la coreografia esposta ad inizio gara, con i cartoncini rossi e azzurri sventolati con orgoglio e passione, per sottolineare la lucente bellezza di quei due colori che da sempre contraddistinguono il Catania e i suoi tifosi. Al centro, a far da padrone, uno striscione inequivocabile, dal significato chiaro e deciso: ‘’Dal 1946 per questi colori antichi valori’’.

Per tutti i 90’, si è potuto ammirare un tifo incessante ed emozionante, proprio come i cari bei vecchi tempi. Dall’esplosione di gioia al rigore trasformato da Calaiò, all’angosciante sofferenza durante le sortite offensive degli uomini di Rastelli, dagli sfottò ai 400 giunti dall’Irpinia fino ad arrivare alla pesante contestazione nei confronti del presidente Nino Pulvirenti. Già, proprio lui, amato e quasi venerato fino ad un anno e mezzo fa. Tutti i tifosi del Catania si sono sentiti traditi da lui e dalle sue scellerate scelte, finalizzate a chissà quali interessi ma non sicuramente al benessere della società, e hanno voluto esternare così, attraverso cori pesanti ma pur sempre civili, il loro stato d’animo.

Presidenti, dirigenti, allenatori e giocatori passano, la maglia e i veri tifosi restano, sempre e per sempre. E ieri, al ‘Massimino’, ne è stata data una nuova, grande dimostrazione.

 

 

Daniele D’Alessandro

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