CATANIA: CHE SUCCEDE SE LA DIFESA DELUDE?

L’avevano elogiata per essere la migliore del campionato. O addirittura dei campionati professionistici italiani. Numeri importanti quelli della difesa del Catania, improvvisamente rivoltati in appena 90 minuti da quanto visto allo stadio “Romeo Menti” di Castellammare di Stabia.

Un 4-0 che ha reso indigesto il Natale di una squadra apparsa come non mai vulnerabile anche nel suo principale punto di forza. In tal senso, i primi due gol subiti – praticamente identici – hanno evidenziato un’interpretazione tattica alquanto discutibile, nonché un approccio al match deficitario, contro una formazione riconosciuta per essere tra le più attrezzate dell’intera Lega Pro. L’assenza di Bergamelli, perno della retroguardia rossazzurra, può essere sicuramente un’attenuante, ma non una scusante.

Tuttavia, è altrettanto indubbio che, attribuire ad un solo reparto le colpe di una sconfitta di tale entità, è azione ingiusta e disonesta. E allora ecco entrare in gioco anche un centrocampo dimostratosi poco incline a fare filtro e proteggere la retroguardia dagli assalti avversari. Un lavoro certamente poco incline alle caratteristiche di Federico Scoppa, più avvezzo a situazioni che vedono il pallino del gioco in mano ai rossazzurri, magari al cospetto di avversari rintanati nella propria metà campo. Ci si attendeva anche maggiore spirito di sacrificio dagli attaccanti, con un Calil per lunghi tratti del match apparso come un pesce fuor d’acqua.

A Pino Rigoli adesso – e, perché no, anche al mercato di gennaio – il compito di trovare gli accorgimenti necessari ad evitare il ripetersi di debacle simili e ritrovare quantomeno quella solidità difensiva che ha fino a questo momento caratterizzato la sua gestione ai piedi dell’Etna.

Antonio Longo

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