CATANIA-RUSSOTTO: È FINITA DAVVERO?

Tre anni, tre lunghi anni di Serie C in cui si è condiviso un sogno, quello di ritornare grandi. Il Catania e Russotto, Russotto e il Catania, uniti prima per resistere allo tzunami dello scandalo e della retrocessione, poi per rincorrere e raggiungere il sogno promozione. Insieme, per tornare alla ribalta.

Il finale non è invece idilliaco come si sperava. La tipica separazione non consensuale, di due parti che dopo essersi amate a lungo non si sono più riconciliate: da un lato il giocatore, che già all’indomani dell’uscita dai play-off auspicava di poter “riprovare” il salto di categoria l’anno dopo; dall’altro la volontà della società che conferma come non faccia più parte del progetto tecnico, dopo anni, forse, in cui ci si sarebbe aspettato dall’esterno rossazzurro qualcosa in più.

La delusione è forse questa: nell’ultima stagione ci si aspettava fosse lui uno di quelli che poteva condurre per mano gli etnei in Serie B. Insieme, ai vari Bogdan, Biagianti, Pisseri e altri, il giocatore romano avrebbe dovuto diventare uno dei pilastri da cui questa squadra non poteva prescindere. Quel giocatore a cui attaccarsi nei momenti di difficoltà risolvere situazioni intricate.

Voglia, umiltà e spirito di sacrificio non sono mai mancati. Nemmeno l’attaccamento alla maglia, sempre sudata e onorata fino all’ultimo.

Forse con un pizzico di continuità in più…

Simone Caffi

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