CATANIA, PARLA PASSIATORE: “CREDO IN QUESTA SQUADRA”

Alla fine degli anni novanta la Catania calcistica, inconsapevole ed ancora lontana dagli otto anni di Serie A che l’avrebbero aspettata dal 2006 in poi, viveva i suoi sogni di gloria tra un derby a Messina e un gol al Taranto. Lo stadio Cibali, da poco rinnovato in occasione della XIX edizione delle Universiadi del 1997, sembrava agli occhi di chi quella struttura la ricordava ancora con le gradinate in legno, uno stadio moderno e di pregevole fattura. Proprio in quegli anni difficili ed appassionanti, c’era un attaccante che indossava la maglia numero 9 e che, a suon di gol, faceva gioire migliaia di tifosi entusiasti di accarezzare il sogno della promozione in serie C1, quell’attaccante si chiamava Francesco Passiatore.

L’ex bomber rossazzurro, ormai appesi gli scarpini al chiodo, si è cimentato nelle ultime stagioni nell’intrepida carriera da allenatore ed è proprio lui che, ai microfoni di Catania Channel, ci regala un’intervista esclusiva, con l’occhio del coach ed il cuore rossazzurro.

-Passiatore, nella stagione 98/99 è stato protagonista di una storica promozione dalla serie C2 alla C1. Allora sulla panchina rossazzurra sedeva Piero Cucchi, che ricordo hai di quegli anni a Catania?

“I ricordi sono tanti e tutti molto belli, a cominciare da Piero Cucchi, l’allenatore ideale per quella squadra. Il mio rapporto con i tifosi e la città è ottimo, ancora oggi, vado spesso a Catania perché qui ho molti amici.  Fra le partite che hanno lasciato il segno ci sono sicuramente le sfide che ci hanno portato alla promozione in C1 contro Frosinone e Messina, ma l’attuale Lega Pro non è più quella di 17 anni fa, i tempi sono cambiati”.

-Come è cambiata la Lega Pro da quella serie C?

“Quando giocavo io, ad esempio, non c’era l’obbligo di schierare alcuni under ed i giovanissimi che venivano impiegati, giocavano perché lo meritavano, perché erano bravi. Adesso c’è un livellamento verso il basso. Come allenatore e come addetto ai lavori sono molto legato al concetto di “meritocrazia”, su una rosa di 25 giocatori, ad esempio, deve giocare chi merita, ma un po’ le pressioni e un po’ le ferree regole ostacolano questo mio concetto”.

-Come vede l’attuale situazione del Catania?

“Il Catania ha una rosa importante, con un centrocampo tra i migliori della Lega Pro se non addirittura il migliore. Giocatori come Russotto e Castiglia, specialmente nelle prime giornate, si sono rivelati giocatori di qualità e poi anche in attacco vi sono nomi di assoluto rispetto come Plasmati, Calderini, Falcone e Calil. Credetemi che ogni allenatore di Lega Pro desidererebbe allenare una squadra con un organico del genere”.

-Allora cos’è che non sta funzionando, perché questa posizione in classifica?

“Ribadisco che il Catania ha un organico importante per la categoria e dopo una partenza così forte, che ha spazzato via la penalizzazione, era fisiologico che la squadra avesse un calo, si badi non fisico, ma mentale. È difficile mantenere ritmi elevati ed essere sempre concentrati, del resto Catania è una piazza importante, il pubblico sa essere generoso caricandoti ed incitandoti, ma è anche esigente. Vedrete, il Catania uscirà fuori presto da questa situazione in classifica”.

-Quindi è un inguaribile ottimista…..

“Io credo nel valore della squadra e se oggi non ci fosse la penalizzazione la squadra sarebbe terza o quarta. Non bisogna farsi prendere dal panico, ma guardare partita dopo partita uscendo il prima possibile dal tunnel dei play out e agganciando il treno dei play off. Io ci credo, il Catania ce la può fare”.

-Cosa riserva il futuro per Francesco Passiatore?

“Oggi la vita degli allenatori non è semplice, sto valutando qualche proposta, ma il nostro sogno è allenare una grande squadra e ancor di più una squadra di una città che è rimasta nel cuore”

-Come Catania?

“Ecco, quello sarebbe un sogno…”

Adriano Nicosia

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