CATANIA, ALLARME (BILANCIO) ROSSO

Sono ormai lontani i tempi in cui le casse della società Calcio Catania registravano un attivo. Per trovare l’ultimo bilancio positivo bisogna guardare alla stagione 2012-13, quando la squadra etnea militava in Serie A e si classificò all’ottavo posto con 56 punti (record storico in Serie A). Dall’anno successivo, quando arrivò la prima retrocessione, dalla Serie A alla cadetteria, il bilancio iniziò ad acquisire valore negativo, di soli 9.553 €, somma irrisoria per una società che ha trascorso varie stagioni nella massima serie e che, di conseguenza, ha goduto di un “paracadute” milionario.

Tragico, invece, il bilancio della scorsa stagione (2014-15), chiuso con una passività di 15.356.900 €. La situazione è stata sicuramente aggravata dalle vicende relative al “Caso Catania” che hanno causato la seconda retrocessione consecutiva, stavolta in Lega Pro, e quindi la perdita di qualsiasi introito economico legato a sponsor e diritti televisivi. Parte del patrimonio perso va anche ricondotto alla vendita di abbonamenti e biglietti che, data la tragica situazione, non fa registrare numeri da record come avveniva nella massima serie, e dei prodotti del merchandising ufficiale. A tale situazione si è aggiunta un’ammenda di 150.000 €, arrivata con la sentenza di condanna dello scorso agosto ai danni della società catanese e un accantonamento superiore a 8 milioni di euro relativo al Fondo rischi campagna trasferimenti sportivi per la stagione attuale.

Si tratta di una raccolta di minusvalenze realizzate successivamente alla cessione dei calciatori relative ai primi mesi della stagione in corso. Dirette conseguenze di questa netta perdita economica hanno portato alla perdita di molti posti di lavoro. Infatti, è stato chiuso il Catania Point di Via Etnea e l’organico e i servizi impiegati a Torre del Grifo sono stati ridotti.

Insomma, emerge ancora una volta la chiara conseguenza che il danno dell’amministrazione societaria degli ultimi anni non sia relativa solo all’aspetto calcistico, ma anche al prestigio della città e alla condizione economica di alcuni catanesi che, per anni, avevano una certezza e che ora, invece, si ritrovano senza lavoro.

Giuseppe Mirabella

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