ANDREA DI GRAZIA: IL SOGNO DI UN BAMBINO NEL RICORDO DI PAPÀ

L’avevamo detto già. Catania è una città di passione, piena di storie da raccontare. Soprattutto, Catania e il Catania vivono in una simbiosi praticamente perfetta, poiché da sempre quella maglia rossazzurra riempie la vita di ogni catanese.

Già, ogni catanese, proprio come Andrea Di Grazia, “picciriddu” etneo purosangue, che a soli vent’anni ha conquistato il posto da titolare con la determinazione e l’impegno di chi ama profondamente questi colori. Andrea, infatti, ha disintegrato le gerarchie e con l’umiltà e la voglia di far bene è già entrato nella storia del Calcio Catania.

Tre gol nel derby contro il Messina, d’altronde, non capitano tutti i giorni, eppure il giovane numero 23 rossazzurro non si è fatto prendere dall’emozione, anzi ha trascinato i suoi alla vittoria. Il ragazzo si è caricato il peso della squadra sulle spalle, diventando vero e proprio condottiero dell’Elefante. Corre, si sacrifica, segna, si diverte e fa divertire. Andrea ha tutte le carte in regola per fare strada. Occhio però a non esagerare coi complimenti, perché il cammino sarà tortuoso e sicuramente ricco di alti e bassi, perciò il giovanotto dovrà tenere i piedi ben saldi a terra per riuscire a diventare grande.

Le qualità del ragazzo si scorgevano già nella passata stagione. Sotto la guida tecnica di Pippo Pancaro, infatti, Andrea aveva dimostrato di saperci fare col pallone, ma era ancora troppo timido per potersi affermare nella squadra. Così, a gennaio scorso, arrivò la svolta: il prestito secco all’Akragas e l’incontro con Pino Rigoli. Da lì solo grandi giocate e gol, persino uno, dolorosissimo, contro il suo amato Catania, quando promise di tornare per sudare ancora la maglia a strisce rossazzurre.

In estate, poi, arriva finalmente il suo momento: il ritorno in patria e l’approdo contemporaneo di Rigoli sulla panchina rossazzurra, da lui stesso ritenuto come un secondo padre. Già, perché il primo, di nome Graziano, probabilmente è andato via troppo presto, quando lui era ancora un bimbo, lasciandogli dentro un dolore che, però, Andrea riesce a trasformare in forza inesauribile per continuare a coltivare il suo sogno: quello di giocare con la maglia del Catania.

Andrea lavora in silenzio con l’unico obiettivo di calcare il prato verde del “Massimino”, quello stadio dove probabilmente aveva esultato ai gol di calciatori che lo avevano fatto sognare quando ancora stava sui gradoni. Adesso, però, s’invertono le parti: tocca a lui far sognare quei tifosi che lo seguono e che sono pronti a sostenerlo. E per un gioco del destino, Di Grazia indossa la prima maglia da titolare proprio contro l’Akragas. In quella partita è il migliore in campo, ma sorprendentemente il mister decide di sostituirlo, generando addirittura il malcontento di tutto lo stadio. Quella sera, probabilmente, ogni giovane della sua età si sarebbe sentito tradito, ma Andrea non si fa prendere dallo sconforto. Dal giorno dopo, infatti, torna a lavorare con ancor più grinta e cattiveria. Il ragazzo non molla e conquista il posto da titolare fisso.

Arriva finalmente il derby col Messina, quello della sua consacrazione. La prima gioia al “Massimino” non si può dimenticare: un destro potente a spaccare la porta avversaria. Il gol nel derby, il bacio allo scudetto, la corsa sotto la curva: è già tutto perfetto così. E invece no. Di Grazia non si accontenta e allora sotto col secondo: grande giocata ad eludere i difensori avversari e destro all’angolino. Lo stadio esplode ancora una volta e i compagni più grandi lo abbracciano quasi come se fosse il loro bambino prodigio. C’è anche l’abbraccio con Rigoli, uno dei momenti più emozionanti del match.

Non finisce qui però. Andrea decide di portarsi il pallone a casa, segno della grande personalità di cui è dotato: sfrutta uno svarione difensivo degli avversari e piazza la sfera sulla destra. Ancora una corsa sotto la curva, stavolta lo stadio canta il suo nome: il sogno di un bambino che si realizza. Andrea non ce la fa più: è stremato, ma di una felicità infinita. Chiede il cambio, il mister glielo concede ed è subito standing ovation. Il ragazzino stenta quasi a crederci, ma è tutto vero.

Ancor prima, però, la fotografia più bella. Andrea rivolge lo sguardo al cielo e ringrazia. Lassù c’è papà Graziano che sicuramente sarà orgoglioso di avere un figlio così talentuoso, ma soprattutto del fatto che non si sia mai arreso. Nel frattempo Andrea lo porta con sé nel cuore e non dimenticherà mai ciò che è stato: il sogno di un bambino nel ricordo di papà.

Federico Fasone

 

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