ANCORA UNA TRASFERTA VIETATA: A COSA SERVE TESSERARSI?

Come già avvenuto per il derby di Coppa Italia contro l’Akragas e in campionato contro la Juve Stabia, l’Osservatorio Nazionale sulle manifestazioni sportive ha deliberato che i tifosi catanesi non potranno raggiungere lo stadio San Filippo in occasione del più sentito derby di domenica prossima contro il Messina.

Ovviamente questa decisione farà parlare di sé (sicuramente non in maniera positiva!) e farà sorgere parecchi interrogativi.
Innanzitutto verrebbe da chiedersi perché si è deciso di fissare la partita alle ore 14:30 di domenica pomeriggio. Infatti, solitamente, questi orari si stabiliscono col fine di rendere l’organizzazione dell’ordine pubblico nei pressi degli stadi il più possibile fluida ed efficace. Raramente si vede un derby o una qualsiasi partita a rischio, in orari serali e ciò, come appena detto, accade per controllare e sorvegliare i dintorni dell’impianto sportivo e agevolare il servizio d’ordine in favore della tifoseria ospite.

Seconda domanda: perché tesserarsi? La Lega Calcio ed i ministri introducono la fatidica tessera come strumento di eguaglianza e controllo sui tifosi: insomma, un mezzo per rendere il tifo -soprattutto in trasferta – molto più semplice e sicuro. Ma stando a quanto sta succedendo ai tifosi etnei, la “tessera del tifoso” sembra solo un’inutile spesa che non comporta alcuna agevolazione. Ad inizio stagione, infatti, i gruppi della Curva Sud del Catania hanno deciso di tesserarsi per poter seguire la squadra sui vicini campi di Lega Pro, andando contro una forma mentis che ha contraddistinto per anni il tifo etneo.

Infine ci si chiede, perché a vedersi chiudere i tornelli degli stadi in faccia siano sempre e solo i tifosi catanesi e mai quelle “fazioni pericolose” che hanno invaso i gradoni del “Massimino”. Basta tornare con la mente a poche settimane fa quando allo stadio catanese, nonostante una storica rivalità, arrivarono più di un centinaio di tifosi catanzaresi, due dei quali sprovvisti di biglietto e tessera del tifoso, che hanno tenuto impegnati poliziotti, carabinieri e steward per più di due ore dopo la fine dell’incontro. Passano gli anni, cambiano le categorie, ma la storia è sempre la stessa: l’anno scorso, in Serie B, porte aperte per gli avellinesi che, unitisi strada facendo proprio ai tifosi del Messina, arrivarono al “Cibali” intenzionati ad agire secondo i più barbari dei modi, forzando i tornelli e permettendo l’ingresso allo stadio di tutti quei “tifosi” non identificabili tramite la famosa “tessera”. Andando a ritroso c’è spazio anche per i tifosi palermitani che, nel corso dei derby giocati alle pendici dell’Etna dal 2011 al 2013, hanno ritrovato il loro posto nel settore ospiti dopo le trasferte vietate in seguito al tragico 2 febbraio.

Insomma, si parla di calcio pulito, di riportare le famiglie e i bambini allo stadio; di stagione in stagione i tifosi vengono sempre più controllati e vengono adottati metodi di volta in volta più sicuri e tecnologici per garantire l’incolumità di tutti: perché, nonostante ciò e nonostante le grandi prove di maturità che i tifosi catanesi hanno dimostrato dal 2007 ad oggi, continuano a dover assistere a molte trasferte comodamente seduti sul divano?
In fondo si sono tesserati per stare “scomodamente” in piedi su dei gradoni, agghindati con sciarpe e bandiere rossazzurre…

Giuseppe Mirabella

Se ti è piaciuto, leggi anche:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *