“A.A.A. CERCASI SOCIETÀ. NO PERDITEMPO”

“A.A.A. Cercasi società. No perditempo”

Lo striscione esposto dagli ottanta tifosi rossazzurri giunti sino a Martina Franca per seguire la loro squadra va menzionato e discusso. Perché loro, forse più degli altri, meritano rispetto ed attenzione. Quella che, però, è tutta per una società (leggasi proprietà) che, purtroppo, non ha mai dato concreti segnali di vita, malgrado l’impegno degli attuali dirigenti in una situazione di certo complicatissima.

Una sola storia, una sola matricola: qui alle falde dell’Etna lo sanno tutti coloro i quali tengono tanto alle sorti del club rossazzurro. Dal cassiere del supermercato, al barista che serve il caffè, passando per il rigattiere all’angolo. C’è solo una domanda che tutti si ripetono, ma alla quale nessuno riesce a rispondere: quale sarà il futuro del Catania? L’impegno è quello di cercare di capire cosa ci sia dietro tutto questo. Quasi settant’anni di storia non possono essere disintegrati così, senza che si faccia qualcosa di davvero concreto affinché i colori rossazzurri vengano difesi. Tre anni di errori gestionali, sebbene la guida societaria sia adesso formata da uomini differenti, che mettono a repentaglio l’esistenza di una passione, ancor prima che di una semplice squadra di calcio.

Dalla Serie A alla Lega Pro, rischiando il tracollo verso la Serie D. Non si tratta di una barzelletta, ma dell’ultimo episodio di storia rossazzurra. Da domenica a domenica, di partita in partita, il solito deprimente leitmotiv è stato sempre e solo quello di vedere giocatori completamente svuotati calcare i campi di tutta Italia, accumulando solamente brutte figure e spaccando continuamente il fegato ai loro tifosi. Infatti, nessuno soffre più di un tifoso intriso di passione che spende soldi, tempo e sacrifici per vedere undici calciatori che non sanno mai ripagare il suo attaccamento alla maglia rossazzurra. Si sa, però, che nel calcio i risultati conquistati sul campo dalla squadra non sono altro che lo specchio della gestione societaria che c’è dietro.

Gestione che qui a Catania da tre anni a questa parte non è mai stata chiara. Si è passati dal guscio fatto di presunzione e di approssimazione targato Cosentino, nel quale non venivano presentate nemmeno le maglie che avrebbero poi indossato i calciatori in campo, al triumvirato di questa stagione, che danno la possibilità di un confronto che però, in fin dei conti, rimane sempre pressoché sterile. Non si è fatto forse tutto ciò che sin qui si potesse fare, arrivando a mettersi una parte della stampa e la tifoseria contro ed ampliando una spaccatura che ormai è duratura da fin troppo tempo nella piazza. Alla gente non interessa più parlare di moduli e tattiche, oppure di Calderini, Musacci e Calil. La gente pretende chiarezza. D’accordo che i dirigenti presenti in società debbano garantire l’esistenza del club da un punto di vista principalmente tecnico, ma è vero anche che sono gli unici rappresentanti rimasti e determinate risposte non possono che essere richieste a loro.

La sconfitta di Martina Franca rappresenta il punto più basso della storia? Abbiamo paura di no, perché continuando così sembra che non ci sia più fine al peggio. I tifosi rossazzurri, assieme i giornalisti che si occupano di Calcio Catania, ne hanno viste di tutti i colori, ma soprattutto vedono giorno dopo giorno la squadra avvicinarsi sempre di più verso mari ancor più agitati.

Federico Fasone

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